Under construction
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Quindici esercizi di salvataggio, 2009, carta velina / tissue paper, 160x280 cm. Ph: Davide Lovatti
Quindici esercizi di salvataggio, 2009, carta velina / tissue paper, 160x280 cm. Ph: Davide Lovatti
Quindici esercizi di salvataggio, 2009, carta velina / tissue paper, 160x280 cm. Ph: Davide Lovatti
Didattica, 2007, deposito di pigmento su parete / pigment on wall, installazione site specific / site specific installation, dimensioni variabili / variable dimensions, dettaglio / detail
Didattica, 2007, dettaglio / detail
Didattica, 2007, dettaglio / detail
Didattica, 2007, dettaglio / detail
Didattica, 2007, dettaglio / detail
Spolveri
Lo spolvero è una tecnica antica che appartiene alla nostra cultura artistica ed artigiana. Sono voluto partire da lì, da un punto a metà della via, quando l’affresco ha ancora da venire, da un punto lungo il percorso che sarà cancellato, la traccia sbiadita e distratta che solo l’artista vede e che non intende salvare perché non è quello il suo scopo. Mi sono fermato alla polvere che si deposita, che c’è perché si vede ma che non si può respirare, che cambia veloce e che è difficile da guidare. I corpi fatti di questa polvere si posano infermi e intonsi anche di pennello, sono tracce che intendo salvare e raccontare solo nel profilo; l’impronta di un gruppo che rimane quando tutto il resto è svanito, atomizzato. Ho deciso di fermare quel punto a metà via,
di non cancellarlo e di lasciarlo a memoria di un “esserci” sempre più incerto nonostante la moltiplicazione dei megafoni che urlano l’inizio, lo sviluppo e la fine di ogni vita, tanto accavallati che niente si sottrae al rumore e nulla o poco può essere sottoposto alla critica di un cervello.
Spolveri
The spolvero technique comes from our ancient artistic and craftsmanship heritage. I wanted to start from there, from a point halfway, when the fresco painting was not invented yet, i.e. from a point along the way, which will be deleted, the faded and absentminded outline, which only the artist is able to see not wanting to salve it because that is not its purpose. I focused my attention on the dust that settles everywhere, which is present because you can see it but you cannot breath it;
it changes quickly and it is difficult to be guided. The bodies made of lay on the surface, restless and untouched even buy the brush; they are traces that I want to save and tell only as an outline; the mark of a group that stays when everything else is gone, atomized. I decided to freeze that point halfway, not erasing it and not leaving it as a reminder of a “being there”, which is ever more uncertain despite the spreading of megaphones that are shouting the beginning, the development and the ending of each life. They overlap so much that nothing escapes from the noise and nothing or very few things can be analysed by a brain.